Canzone solidale.

26 05 2007

Questa è la canzone che dura delle ore,
più la canti e più proverai amore,
quindi se sei in un brutto momento,
questa non sarà il tuo godimento.

Il suo nome lo vedi scritto sui muri
sulle cartoline e la cantano anche i bambini puri,
in discoteca o nel bar che si trova dietro l’angolo,
oppure tu la canti quando ti senti proprio solo.

E quando la mattina ti alzi tutto stanco,
che ti sembra di stare sul Montebianco,
e poi ti vesti e velocemente arrivi a scuola,
e lì la cercherai e la troverai tutta sola!

La guardi come i bimbi fanno con il gelato,
quello che ha un gusto talmente prelibato,
allora tu gli canti questa lunga canzone,
ma lei ti guarda come un barbone.

Ancora tu, ma mi vuoi lasciare in pace,
questo a lei proprio non dispiace,
ma lo canta come il conte ugolino,
fin che tu non lo capisci appieno.

Pieno.
Vorresti proprio il  pieno d’amore,
con questa canzone che dura delle ore.





De Amore.

23 05 2007

La stanchezza predomina in me. Il caldo, il sole, i raggi che colpiscono la pelle. Le gocce di sudore che scendono, lentamente, dalla fronte e poi cadono per terra provocando un rumore impercettibile. I rumori degli altri studenti, la campanella, e, poi, i loro urli. La televisione, il film, che narra storie mai ascoltate. La professoressa, il suo completo anni sessanta. Gli altri compagni di classe che guardano il film, come se nulla fosse successo. E poi la sua voce che sussurra il mio nome, la delusione nel girarmi, ordinaria amministrazione scolastica. Poi innamoramento, ancora, un altra volta. Ieri per la sua bellezza intrinseca, le nostre menti somiglianti. Oggi per la sua bellezza estrinseca. Quella maglietta, di cui non ricordo il colore, che gli ricopre il suo grazioso corpo. I pantaloni, bianchi e candidi, che apparecchiano le sue preziose gambe. La sogno, partono delle splendide note d’aria, nella mia testa. Sogno il suo amore per me, le sue carezze, i suoi baci, il suo corpo nudo. Sogno cosa potrei fare per lei, che canzoni potrei cantarle per ricordarle il mio amore, sogno cene a lume di candela, sogno figli, sogno di aiutarla. Poi ricordo, che il mio amor non vuole, mi rigiro. Provo tutto per lei, amore, voglia di coccolarla, d baciarla. Ma anche cose tipo sesso. Ma la odio anche, soprattutto ormai. Le dolci note d’aria si spengono. E poi tutto torno come prima.E la stanchezza predomina in me.





Nuova Musica – Scuola di Darmstadt

23 05 2007

La nuova musica1 , o “musica contemporanea”, nasce come risposta al Romanticismo e, in particolare, all’estetica romantica che privilegiava il rapporto armonioso tra l’uomo e la natura.
Fondamentale precursore della nuova musica è la dodecafonia2 nella quale non contano più le regole dell’armonia tonale ma quelle della pantonalità3 che permettono all’autore di creare brani complessi e strutturati. Parallelamente alla dodecafonia (di nascita tedesca) abbiamo le esperienze del franco-americano Edgard Varèse che opera nell’emancipazione del rumore e del ritmo. Inoltre, sempre in questo periodo, musicisti come Igor Stravinskij e Béla Bartók introdussero, rispettivamente, nella “musica colta” nuove concezioni del ritmo e il linguaggio della musica popolare.
Ma, adesso, ascoltiamo un pezzo di un precursore della nuova musica per capire praticamente di cosa stiamo parlando.
< Integrales (1925) di Edgard Varèse >
In questa opera avvisiamo come siano sempre meno presenti gli strumenti che hanno una relazione con la cultura classica europea e, viceversa, sono presenti strumenti a fiato e percussione che creano effetti timbrici estranei fino ad allora. Per Varèse, che tra le altre cose era studente di scienze e matematica, la fondazione di una nuova musica non può chè prescindere dalla radicale trasformazione dei parametri tradizionali, sonori e concettuali. Questa vera e propria rivoluzione non può realizzarsi, dunque, senza mettere in discussione i concetti di discorso musicale, di frase melodica (“Quando la melodia predomina, la musica diventa soporifera”), di tema e deve coinvolgere tutti gli elementi organizzativi, esecutivi e compositivi della creazione musicale4.

L’autore ricerca la “purificazione” della musica da tutti quei fattori che fanno in modo che essa diventi “narratrice” di qualcos’altro che sia di matrice extra-musicale. Molto significativo, a proposito, una frase di Varèse:
“La musica non è un racconto, non è un’illustrazione, non è un’astrazione psicologica o filosofica. E’ molto semplicemente la mia musica.”

< Ionisation (1929-31) di Edgar Varèse >

Rompe con ogni forma melodica, con ogni dettame accademico.
Anche se, tuttavia, lo spazio sonoro è organizzato con molta coerenza e seguendo uno schema metrico tra gli strumenti stessi5. Questa opera è composta da soli strumenti a percussione: quarantuno strumenti divisi tra membranofoni, metallofoni, idiofoni a frizione, a scuotimento, sirene e un pianoforte utilizzato soltanto per produrre cluster (agglomerati di suoni contigui che coprono un ampio intervallo) nel registro grave6. La melodia scompare, almeno nella accezione comune del termine, definitivamente dalla musica. Ogni rifermento al passato non viene criticato e aggredito dal suo negativo, ma viene completamente cancellato, abrogato7.

Fino alla fine del periodo nazista, e alla sua totale annullamento, i musicisti avanguardisti vennero etichettati come artisti producenti una “musica degenerata” e per questo da vietare e perseguitare. Molti di loro dovettero infatti fuggire, per evitare la morte. Questa fuga si verificò, in particolar modo, a seguito della mostra musicale “Musica Degenerata” tenutasi a Düsseldorf nel 1938, in occasione delle Reichsmusiktage (“giornate musicali del Reich”)8.

Ma il “caso nazista” non fu l’unico. Anche nell’Unione Sovietica il Regime cercò, e riuscì, di assoggettare tutte le forme d’arte alla linea di pensiero del partito. Questo avvenne in particolar modo nell’epoca Staliniana.

Inizialmente queste politiche, soprattutto quella nazista, provocarono una fuga di cervelli enorme. Molti musicisti emigrarono, infatti, verso gli Stati Uniti che venivano considerati come una terra fertile e priva di ogni tradizione e, perciò, di pensiero liberale
Mentre gli artisti che scelsero di rimanere in patria, una volta finito il periodo di regime, si ritrovarono con la necessità di creare ex-novo un nuovo stile musicale. Si ritrovarono, cioè, nello stato di aver “dimenticato” i musicisti precedenti perché durante la guerra quella musica era vietata dai nazisti, si ritrovarono quindi senza storia9.

Questa necessità venne colmata dalla creazione di scuole musicali in cui gli artisti si riunivano, discutevano e presentavano le proprie opere e, soprattutto, cercavano nuovi linguaggi compositivi.
Una di queste “accademie” venne creata a Darmstadt e, una volta fondata, gli venne dato il nome di “Darmstadt New Summer School” ad indicare che i corsi si svolgevano d’estate. Ogni stagione, infatti, i più “accreditati” musicisti dell’epoca svolgevano dei seminari sotto forma di laboratori: dove oltre che ascoltare si creava musica.
Uno degli insegnanti più influenti nei primi anni a Darmstadt fu il francese Olivier Messiaen, che nelle sue opere accoglieva anche tecniche musicali prese a prestito da culture musicali extraeuropee, le quali venivano a fare parte del suo personale linguaggio compositivo10.

Non ci meravigliamo, una volta analizzato il contesto della Scuola di Darmstadt in cui lavora, che questo musicista abbia sperimentato una notevole quantità di “stili” musicali. Questi stimoli artistici variano dalla interpretazione a mezzo musicale del dogma cattolico al canto gregoriano, dalla sperimentazione della nuova musica al canto degli uccelli. A proposito di questo punto è curioso notare che il Messiaen era una abile ornitologo e, proprio da questo suo hobbies, riuscì a studiare scientificamente gli uccelli per comporre parte della sua musica11.

Soffermiamoci, però, ora, sulla musica d’avanguardia creata da lui seguendo il filone della scuola di Darmstadt.
L’opera prima che scrisse per Darmstadt fu sicuramente “Quatre études de rythme”, opere per pianoforte, composte tra il 1949 e il 1950 ai quali appartiene il celebre “Mode de valeurs et d’intensités (1949)”12.

< Mode de valeurs et d’intensités (1949), Olivier Messiaen >

Questa composizione può fornire agli ascoltatori il modo in cui l’autore intende la “nuova musica”. Infatti, restando comunque fedele alla sua cultura musicale, il Messiaen sperimenta nuovi modi di “vedere” e combinare il registro, la durata, l’attacco e la dinamica del pezzo. Particolare è anche il metodo neutro e astratto in cui vengono trattate queste combinazioni di suono13.
A questa composizione seguirono altre due di stampo Darmstadt (la Messe de Pentecôte per organo -1950- e il Livre d’orgue -1951-) in cui il musicista usò anche le procedure numeriche astratte attraverso la registrazione della musica14.

A susseguirsi di questi studi musicali attuati dall’autore nell’ambito della Scuola di Darmstadt abbiamo la composizione di diversi pezzi per lo studio del canto degli uccelli.
Per finire queste composizioni l’artista viaggiò per tutta la Francia, cercando gli uccelli nel loro Habitat naturale, ascoltandoli così attentamente da poterli trasporre fedelmente in musica.
La sua prima “Birdsong” è Réveil des oiseaux (1953) a cui seguì pochi anni dopo, nel 1958, il Catalogue d’oiseaux per solo piano, in cui il musicista crea un vero e proprio catalogo ornitologico15. Ma il vero compimento musicale per questo “genere” lo abbiamo con Chronochromie per orchestra del 1959–60.

< Chronochromie (1960) di Olivier Messiaen >

Pare essere persi tra le montagne, flussi d’acqua e piccoli uccelli. Tutto, ancora una volta, ci sembra come astratto.
Per analizzare in un modo più corretto e approfondito l’idea del compositore citiamo le sue stesse parole:
«L’uccello… canta a tempi estremamente veloci che sono assolutamente impossibili per i nostri strumenti; dunque sono obbligato a trascriverlo ad un tempo più lento. Per di più, questa rapidità è associata ad una estrema acutezza, essendo un uccello in grado di cantare in registri così alti da essere inaccessibili ai nostri strumenti; perciò trascrivo il canto da una a quattro ottave sotto. E non è tutto: per la medesima ragione sono obbligato a sopprimerne i microintervalli che i nostri strumenti non riescono a suonare.»16
Questa citazione spiega, abbastanza chiaramente, la gestione del ritmo e del tempo in questo autore.
Questa composizione musicale fu commissionata dal Festival di Donaueschingen.

Piccola parentesi.
Da notare come, nel 900, si ha la nascita di numerosi festival e manifestazioni musicali che accolgono musicisti con nuove idee musicali e con nuovi pezzi da far ascoltare dapprima al piccolo pubblico, composto perlopiù da musicisti, per poi arrivare alle grandi masse.
Questa politica fu attuata anche nella musica “non colta” in cui i finanziatori videro una buona strada per aumentare i guadagni.
Famosi esempi italiani ne sono il Festival di Sanremo e il Festivalbar .
Torniamo, però, a Messiaen. Come già detto questo musicista era un insegnante nella scuola di Darmstadt.
Inoltre fu anche insegnante di analisi e composizione dal 1947 al 1978 quando dovette andare in pensione per le severe regole del conservatorio17.
Uno dei suoi più famosi e prolifici allievi fu sicuramente Karlheinz Stockhausen che introdusse nella “nuova musica” la musica elettronica. E’ importante evidenziare che con il termine “musica elettronica” si caratterizzano tutte le forme di musica che operano intrinsicamente con strumenti elettronici a partire dal 1897 quando fu inventato, a cura di Thaddeus Cahill, il Telharmonium (strumento che serviva per la diffusione di musica via cavi telefonici, mai compiuto)18.
L’innovazione tecnologica è presente in maniera dirompente nelle opere dello Stockhausen, che, a differenza degli altri musicisti precedenti, può usare lo strumento della musica elettronica senza problemi di carattere economico e di reperibilità degli strumenti stessi. Infatti le macchine che vengono usate per questo genere di musica erano, e sono, molto costose e anche reperibili in pochi conservatori o scuole che accettavano questo genere di musica.

<Telemusik per nastro magnetico(1966) di Karlheinz Stockhausen>

Come già accennato questa opera porta a compimento il cammino della musica elettronica nella “nuova musica” che già gli altri compositori avevano tentato ma che per mancanza di fondi non poterono mai finire.
In Telemusik frammenti di musica folcloristica e popolare di ogni continente e paese sono sottoposti a una elaborazione elettronica di mostruosa abilità, che non si accontenta di sovrapporre o accostare, ma mira a realizzare un’intima compenetrazione fra i materiali disparati mediante interpolazioni e scambi reciproci di ritmi e di timbri, nell’intento di neutralizzare il diverso, e sciogliere attriti e tensioni in un decorso sonoro continuo19.

Stockhausen fece padre il pensiero di Béla Bartók per il quale nella “musica colta” andava inserito il linguaggio della musica popolare e folcloristica come già accennato in prima pagina.

< Hymen (1967) di Karlheinz Stockhausen >
Infatti nella seconda sua opera più importante, Hymen, il musicista unisce tutti gli inni nazionali seguendo una metrica allegorica molto precisa. L’opera si compone, infatti, di quattro Regioni: ogni regione ha determinati inni centrali intorno ai quali ruotano incipit di altre sigle sonore nazionali. La prima Regione si basa sull’Internazionale e sulla Marsigliese ed è di costruzione rigorosissima (l’autore l’ha voluta dedicare a Pierre Boulez). La seconda Regione ha quattro inni: quello della Repubblica Federale Tedesca, un gruppo di inni africani, mescolati o alternati con quello Russo, e infine un inno tedesco del passato (la seconda Regione è dedicata a Henri Pousseur).

Tre sono i centri della terza Regione: la ripresa dell’inno russo (che è l’unico composto esclusivamente di suoni elettronici), l’inno americano e quello spagnolo (il tutto dedicato a John Cage). La quarta Regione si basa sull’inno svizzero e un altro che dovrebbe appartenere a un inesistente e utopistico regno della Inni-Unione nella Armondia-tra Pluramondi (ed è dedicata a Luciano Berio). Nonché dei suoni elettronici propriamente detti, Hymnen si serve della moltiplicazione stereofonica della sonorità di alcuni strumenti tradizionali quali la percussione (su cui spicca il tam tam), il pianoforte e la viola20.

La “nuova musica” è stata, fin dai suoi primissimi esordi con Varèse e poi con l’affermazione attraverso la Scuola di Darmstadt, sempre alla ricerca di nuovi linguaggi musicali perché, come abbiamo detto, si è trovata in un momento storico senza linguaggi poiché abrogati dalle dittature.
Ma la stessa situazione si è venuta a creare anche per i musicisti che producevano musica popolare come ad esempio, le canzoni.
Si viene, quindi, a giustificare l’enorme cambiamento musicale che è avvenuto negli ultimi sessant’anni, figlio di una instabilità delle forme espressive. Non si sapeva, e non si sa tutt’ora, che musica fare e come farla.
Per evidenziare l’enorme cambiamento che in sessant’anni c’è stato nella nuova musica (e in generale nella musica “colta” a partire da inizio secolo) possiamo paragonarlo a quello che c’è stato nella canzone popolare italiana.

< Mi ritorni in mente di Lucio Battisti (1970 ca) >
< Almeno l’inizio di Lucio Battisti (1996) >

E’ evidente che siamo nel mezzo di un cambiamento non solo musicale, ma anche storico e geopolitico.





De Sofia (Sulla Sapienza)

18 05 2007

Questo breve racconto mi è venuto di getto. Quindi scusatemi in anticipò per la grammatica e la sintassi.

Ero un ragazzo come pochi che, però, si considerava come tanti. La cosa che mi divertiva fare di più era uscire con gli amici, andare in una di quelle discoteche in cui si fanno due ore di fila per entrare. Mi piaceva perché andavo con mia sorella, che è una PR, che così mi faceva evitare tutta la fila. Guardavo divertito tutti quei visi che scocciati mi scrutavano mentre velocemente percorrevo la fila. Una volta entrato in discoteca iniziava il ballo, anzi, lo sballo. Subito da tutti i lati sbucavano, veloci come iene, spacciatori di ogni genere di droghe. Erano così insistenti, così onnipresenti che mano a mano che frequentavo il locale li conobbi tutti. Ognuno di loro era specializzato in un tipo di sostanza stupefacente, chi vendeva neve, chi erba, chi altre droghe senza nome: nuovi inventati della drogologia scientifica. Io avevo stretto un bon rapporto di amicizia con uno di nome Victor. Era un bel ragazzo, alto sul 1.85,con degli occhi verde scuro, molto affascinanti. Era vestito sempre alla moda, alta moda. Il suo abito preferito era un completo di Armani composto da una giacca e un pantalone nero, una camicia color rosa e una cravatta arancione di Harrods. Nonostante questi non siano colori da abbinare a lui stavano molto bene, lo rendevano un uomo prematuro. Faceva colpo con le ragazze. A differenza di me. Io ero un po’ lo sfigatello dei due. Ma a me questa cosa non debbe mai fastidio fino a quel momento, perchè non avevo mai incontrato una ragazza che mi piacesse quanto basta per farmi innamorare. Mai.
Invece quella sera, potevano essere le 23 , la vidi. Era il meglio che si potesse desiderare. Che io potessi desiderare. Così io e Victor ci avvicinammo. Io glielo dissi. Questa è mia, non ti intromettere. Lui accettò.
Iniziammo a parlare. Gli chiesi se volesse qualcosa da bere. Lei accettò. Prese una birra Moretti. Così i nostri discorsi viaggiarono dalla filosofia ai ragazzi, dalla morale alla sessualità, dagli scacchi alla amore. Che poi era quello che provavo per lei.
A lei io piacevo. Era una sensazione bellissima quando me lo disse dopo appena due ore di chiacchierio. Ero felice, contento di aver conquistato una ragazza che aveva tutte le doti necessarie per rubare il mio cuore.
Girammo per la discoteca. Camminavamo lentamente facendoci strada tra le persone. Poi ci sedemmo. C’era un bel tavolino libero. Ci sedemmo con Victor. A me non dava fastidio la sua presenza, in fondo era un amico… e la ragazza, che si chiamava Sofia, non l’avrei mai baciata subito… Sono comunque una persona romantica, non lo avrei mai fatto in una discoteca. Poi ad un certo punto, verso le 2 di mattino, lei disse che era stanca. Allora Victor gli diede una delle sue pasticche, è solo caffeina la vendo per sbancare il lunario, disse. Sofia la prese. Si risveglio e fu subito molto attiva. Mi disse di uscire fuori che mi voleva baciare. Era un feeling troppo forte per restare fermo, impassibile ai richiami dell’amore più istintivo. Ma subito lei si iniziò a sentire male,e , in men che io possa raccontarlo caddè facendo un fragoroso “TONF” a contatto con l’asfalto della discoteca. Era morta. Colpa della pasticca di Victor. Ero disperato.

E la musica continuava e continua.





(Commento) Respirando di Lucio Battisti

6 05 2007

Oggi mi permetto, dal mio piccolo, di commentare una canzone dell’inimitabile Lucio Battisti. La canzone in oggetto si chiama “Respirando”.

Respirando
la polvere dell’auto che ti porta via,

Un chiaro esempio di flashback, che fa tornare alla mente dell’autore il momento della morte della propria amata.

mi domando
perché più ti allontani e più mi sento mia.

Qui si espone il vero problema. Ed è una cosa risaputa: quando non si ha qualcosa, o qualcuno, si sente l’irrefrenabile bisogno di averlo o, nel caso suddetto, riaverlo. Ragionando in termini giuridici possiamo paragonare questo desidero del Battisti al bisogno.

Respirando
il primo dei ricordi che veloce appare
sto fumando
mentre entri nel cervello e mi raggiungi il cuore.

Come il fumo che velocemente, ma sempiternemente , si intrufula nelle nostre vie respiratorie anche l’amore entra nel nostro cuore e non ci lascia più. Impossibile disintossicarsi.

Proprio in fondo al cuore,

Come volevasi dimostrare.


senza pudore

l’amore non ha pudore, non si vergogna di come si impadronisce del nostro cuore.
per cancellare
anche il più antico amore.

Il nuovo amore cancella il vecchio. E’ un po la cosa che si dice agli innamorati ( ma non ricambiati ): “quando ne troverai un altra non penserai più a lei”. Chiaramente io parlo nel caso dell’uomo, ma equivalmente, la stessa cosa accade nella donna.


Respirandoti,
io corro sulla strada senza più frenare,

Traduzione per i comuni mortali: Per te io faccio tutto. Anche rischiare di morire. Anzi lo faccio volentieri.

respirandoti,
sorpasso sulla destra e vedo un gran bagliore
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Lasciarti è fra i dolori quel che fa più male.

Assurdo, ma vero. Proprio per l’amore, proprio per l’amata alla fine l’atore muore.

Fra tanta gente nera una cosa bella tu al funerale.

Ma l’amore non muore, neanche dopo la morte. E cosi che la donna amata per tutta la vita al funerale e la cosa più bella che si potesse vedere.


Respirando
pensieri un po’ nascosti mentre prendi il sole
ti stai accorgendo
“che un uomo vale un altro” sempre no non vale.

L’amore di queste due persone, come abbiamo già detto, non muore da entrambe le parti. Ed ecco, come volevasi dimostrare, che anche la donna ripensa aò suo amato.

E non riesce a ri-innamorarsi perchè non vede negli altri uomini le caratteristiche, e l’amore, che trovava e provava in Lucio.


Respirando più forte
ti avvicini al mare.
Stai piangendo.
Ti entro nel cervello e ti raggiungo il cuore.
Proprio in fondo al cuore
senza pudore
per cancellare
anche il più nuovo amore.

Proprio questo amore, questo vero amore, cancella tutte le possibili nuove deviazioni.


Respirandomi
ti vesti e sorridendo corri e poi sei fuori
Respirandomi
tu metti in moto l’auto e accarezzi i fiori
Lontano una sirena e poi nessun rumore.
Dolore e una gran gioia che addolcisce il male.
Fra tanta gente nera una cosa bella tu a me uguale.


Respirandoci ,

Le nostre anime dipendono l’una dall’altra.


guardiamo le campagne che addormenta il sole.


Respirandoci,
le fresche valli, i boschi e le nascoste viole.
le isole lontane, macchie verdi e il mare,

La natura, spettacolo vivente dell’amore di Dio verso l’umanità.

i canti delle genti muove all’imbrunire.
Le persone non conoscono più, secondo il Battisti, le vere gioie della vita.

I veri momenti che nella vita ‘lasciano il segno’ e ‘ci scuotono’. Quei momenti che, poi, i vecchi raccontano ai giovani. O quei semplici momenti che fanno innamorare il cuore ed impazzire la mente. Quei momenti che fanno crescere…

E a lui, Lucio, che ha lottato molto per questi momenti, questa cosa da molto fastidio.

Sintassi dell’opera

La dolce ma triste canzone di un amore finito, a causa della morte. E così’ parte un veloce flashback, a ricordare del loro reciproco amore. Un amore che non può esistere se non reciprocamente. La natura, il fumo, l’automobile che parte, l’imbrunire delle genti. Sono solo piccoli spunti da cui l’ascoltatore saggio potrebbe scoprire nuovi, mondi, nuove tematiche.





Una serenata per te canterò!

1 05 2007

Una serenata per lei io canterò
con la tristezza del mio romantico cuor,
per raccontarle che la amerò,
in tutta la mia vita con furor.

E se lei non dovesse capirla,
giuro che in ginocchio gliela ripeterò,
finche non vedrò gioirla,
tanto che io poi la bacerò.

Le declamerò le sue dolci gote,
rosee come quelle di una bambina,
e con dolcezza la chiamerò colombina,
oppure le dirò dal profondo del mio cuor “io amo solo te”.

Il suo nome mi piace oltretutto,
sa’ di vento e sussurri vivaci,
e io fremito perché gli vorrei dare tanti baci,
ma per lei io sono solo brutto.
Ma io ostinato non mi arrendo,
e il mio amor non vado diminuendo,
anzi accresce sempre più,
perché sei preziosa come un bigiù.

Dovrei proprio dimenticarti,
come una malattia da guarir,
e come un virus identificarti,
e questo dolor amaramente digerir.
Non sarebbe poi questo però vero amor,
anzi sarebbe una sorta di odio verso te,
e questo dovrebbe presupppor,
che io vivrò senza te.

Non so cosa fare,
vorrei piangere per te,
e soltanto amare
amare
amaree.

( Cantata scritta da me in data odierna )





Una giornata all’ippodromo.

29 04 2007

Oggi sono stato al ippodromo di Torino assieme a mio cognato. Sono partito da quel di Zanica alle ore 11.20 e a Torino ero già alle 14.00 .  Alle 15.10 sono iniziate le corse, e, devo dirlo, mi sono divertito parecchio. Stare a contatto con gli animali, in mezzo alla natura, rilassa in un modo straordinario, fuori da ogni rosea previsione.
Ed è questo il mio consiglio di oggi. State più a contatto con la natura, e, per divertirvi, fate cose semplici. Magari assieme alle persone a cui tenete di più. E’ davvero una cosa importante e molto utile da fare.

Passiamo ora a vedere qualche immagine:

Ippodromo di vinovo.

L’ippodromo di Vinovo…sulla terra!

 

Le scommesse e gli scommettitori!

Gli scommettori….si affreetano al totalizzatore.

LA corsa abbian inizio!

Che la corsa abbia inizio!

Signora e signore all’ippodromo!

Tutte le età all’ippodromo….

Mamme all’ippodromo





(Commento) Happening Somewhere Else di girltripped

28 04 2007

Happening Somewhere Else

Descrizione

Una ragazza, di giovane età, tira un calcio di insoddisfazone nell’acqua del mare. Come suggerisce il titolo dell’opera “qualcosa è successo”.

Commento e analisi

La ragazza è vestita in modo grazioso, anche se non possiamo dire che i suoi vestiti siano ricercati o facoltosi. Questo sta ad indicare la generalità del soggetto: potremmo essere tutti noi.

Il volto è coperto, simbolo dell’ignoto.

E’ appoggiata sul mare quasi come se stesse volandoci sopra.

Il mare è simbolo dell’immenso.

Ognuno di noi può incontrare difficoltà, dovunque si trovi, e cercherà di sfogarsi con qualcosa o contro qualcuno( o qualcosa) che non ne ha colpa. Anzi, di solito, andiamo a ribellarci con l’innaturale, con la persona matura.

Lacio tutti i ragionamenti, che evito in questo commento, a voi, perchè dovrete spalmare quest’opera nelle vostre situazioni e cercare in essa una soluzione.

Giusto provare.





A work in progress (Wes Ball)

27 04 2007





(Commento) ‘Pensiero’ di Italo Miscia

26 04 2007

Oggi commenterò per voi una poesia scritta da Italo Miscia, cugino e coautore del mio libro ‘Parole di burro‘ . La poesia in questione si chiama ‘Pensiero’ e riguarda il tema dell’amore.

Iniziamo dal titolo. ‘Pensiero’. Si deduce subito che si stia parlando di qualcosa non reale, frutto della mente del poeta. Quindi, un argomento che si stacca dal mondo materiale ma diventa una ricerca intrinseca di un emozione unica, paragonabile all’ idea’ platonica.

Solitario

Avviene quando non c’è nessuno. Quando si è soli con se stessi. Quando si ha il tempo (e le forze) di fare una ricerca metodica su se stessi, sulle proprie aspirazioni, sulle proprie voglie. Inoltre con se stessi siamo tutti sinceri. Non mentiamo alla nostra mente: sarebbe inutile.
vago nella mente

Qui colpisce molto il fatto che l pensiero è libero; non lo si può coindizionare su cosa esso sia. Lui può essere in diritto di fare quello che ritiene più opportuno: anche di impossessarsi della nostra mente, ‘colonizzando’ tutti i neuroni del nostro cervello (fino a quello più nascosto).

alla ricerca del tuo volto.

Ecco, adesso ci viene svelato l’argomento di questo pensiero. ‘ Il tuo volto ‘ . E’ chairo che si riferisce alla ricerca della amata, di colei che adesso la nostra mente (e non il cuore, simboli di innamoramento a prima vista, ma la mente, simbolo di razocineo nell’amore… ma non solo) desiderà più di ogni altra cosa. Colpisce, anche, ‘alla ricerca’ . Sembra quasi essere un viaggio verso un luogo lontano e molto difficile da raggiungere. Ma, con un po di sfrozo, anche li si può arrivare.

Il mare solitario e misterioso universo

E se questo luogo si trovasse in un isola in mezzo al mare? Un isola è abbordabile da tante coste… certo, si possono scalare i monti a precipizio sul mare , o, come Robinson Cruise, arrivarci ‘mezzo-spiaggia’. Ma attenzione! Il nostro ‘eroe’ non sa’ da dove è meglio entrare nell’isola (come nel cuore dell’amata) e da qui se ne deduce ‘e misterioso universo’.

Popolato da relicanti sirene.

Dunque il viaggio verso l’amore può essere difficoltoso, possiamo incontrare degli ostacoli. Questi ostacoli sono le ‘ relicanti sirene’ che mi ricordano tanto le sirene (che cantano suoni armionici) che volevano ammaliare Ulisse nell’Odissea. Ma, per arrivare all’amore vero e sempiterno, bisogna non ascoltare queste tentazione (come fa, appunto Ulisse).

Ed il cielo
La luna

Qui possiamo avvertire i primi risultati delle ricerche del nostro condottiero d’amore. Prima era in difficolta sul ‘dove troare l’amore’ poi sugli ‘ostacoli da superare’. Adesso inizia ad avvertire qualche segnale del vero amore. Il cielo e la luna infatti sono sempre stati considerati (anche religiosi) molto importanti nell’uomo. Il culto dell’ elios ringrazia il sole poichè rende possibile l’amore sulla terra ( anche la proliferazione ). Per la luna stesso discorso.
E tu,

Come si diceva.


regina dei seleniti

Come dire ‘Regina della regina dell’amore’. E’ una figura bellissima, straordinaria. L’amore viene qui visto come unico, eccezzionale, come, lo ridico, un idea platonica. Si ama l’amore in se. Amando, però, allo stesso tempo, l’amore per una donna unica, che non esiste. Si veicolizza l’amore.

imperi sul mio cuore.

Fino a quando abbiamo potuto il razocinio va bene. Ma all’incontro con questa donna non intellegibile l’amore solo psichico non è possibile. Il cuore, l’irrompenza dell’amore, la totalità, l’unicità, conquista, come quel pensiero aveva fatto con la mente, tutto il cuore, che (se vogliamo) pompando il sangue per tutto il corpo , pompa l’amore unico in tutto noi stessi.